Informazioni generali

Inps e Cassazione fanno le leggi

INPS E CASSAZIONE FANNO LE LEGGI.

Dopo il convegno del mese di settembre 2018  a Roma con grande partecipazione di iscritti, colleghi, avvocati, politici, rappresentanti del CNI ed altri di ogni parte d’Italia, abbiamo aspettato l’evoluzione della nostra situazione previdenziale. In novembre il nostro avvocato Chiara Mestichelli ha discusso su delega alcune nostre cause nella IV sezione di Cassazione. Nonostante i ripetuti richiami agli aspetti legislativi, nonostante il costante appoggio alle nostre tesi da parte del Procuratore Generale della Repubblica, anche in questo caso, relatore il giudice Calafiore, sono state riproposte le argomentazioni del giudice Cavallaro e quindi siamo risultati soccombenti. Emerge nella sentenza un nuovo aspetto prima solo accennato ora ribadito dai giudici di Cassazione : l’universalizzazione della tutela previdenziale, nel senso che ad ogni reddito di lavoro deve corrispondere il pagamento di contributi soggettivi tali da garantire una futura pensione. Questa risulta essere una interpretazione vertiginosa e pericolosa per l’ordinamento democratico in quanto le teorie dei giudici non compaiono da nessuna parte nonostante i loro richiami aleatori alla Costituzione. Anzi in particolare la Corte Costituzionale con sentenza n. 108 del 1989 ha statuito proprio nel nostro caso che possono essere posti dei limiti nel cumulo pensionistico. In particolare i Giudici Costituzionali non ponevano alcun vincolo alla nostra esclusione dal pagamento del contributo soggettivo ad Inarcassa, giustificando ai fini solidaristici il nostro contributo integrativo.

Continuiamo a ribadire che centinaia di Tribunali di primo e secondo grado in tutta Italia ci hanno graniticamente dato ragione: purtroppo in nostro ordinamento giuridico prevede che la parola finale spetti ai giudici di Cassazione. Alcuni di questi giudici sono troppo vicino ai centri di potere e troppo esposti a pesanti critiche anche da parte del Procuratore Generale della Repubblica. La partita anche a livello di Cassazione non appare ad ogni modo chiusa, ancora adesso nonostante le sentenze Cavallaro e Calafiore vari giudici di Primo grado e Appello rifiutano le tesi emerse e ci danno ragione.

Si apre ora ad ogni modo un forte contenzioso con Inarcassa in quanto non ha più ragione di esistere il contributo integrativo che tutti noi versiamo sia per il funzionamento degli uffici di Inarcassa sia per pagare in parte la tutela previdenziale ai nostri colleghi solo professionisti. Su questo punto la Costituzione italiana è molto chiara, in particolare riportiamo l’art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Non è assolutamente possibile che noi ingegneri ed architetti per il solo fatto di pagare una nostra tutela previdenziale con la nostra attività da dipendenti siamo costretti a raccogliere il 4% dell’imponibile della nostra attività di professionisti da donare ai colleghi “puri” in barba ai principi di eguaglianza sociale e di libera concorrenza.

Su quest’ultimo aspetto fa veramente amarezza vedere che tanti nostri colleghi pagano regolarmente la gestione separata Inps ed il contributo integrativo ai colleghi di Inarcassa senza mai proferire una minima protesta, solo per il quieto vivere, perché così lo prevede una legge che, alla luce dei nuovi orientamenti statuiti dalla Cassazione, è ora sbagliata perché in forte contrasto con la Costituzione.

Fanno anche tristezza le lettere che il presidente di Inarcassa Santoro scrive a difesa di questa ingiusta situazione che si è creata tale da far sprofondare nel teatro dell’assurdo ogni ragionamento logico e razionale.

Nel frattempo grazie alla primaria posizione del nostro sindacato, associazione che rappresenta con autorevolezza le problematiche degli ingegneri ed architetti anche dipendenti di tutta Italia, abbiamo ottenuto già due incontri al Ministero delle politiche sociali, in particolare con il sottosegretario Durigon che appare molto sensibile al nostro tema. In questi incontri sono emerse due possibilità: la prima di confermare con un nuovo provvedimento legislativo la nostra esclusione dalla gestione separata Inps, anche se la norma di interpretazione autentica con la legge 111 del 2011 è assolutamente chiara tant’è che il 90% dei Tribunali italiani in primo grado e in appello ci hanno dato ragione. I giudici di Cassazione su quest’ultimo punto si sono messi a disquisire sulla congiunzione “ovvero” contenuta nell’articolo di legge, pur di dare ragione ai dirigenti dell’inps.

Altre soluzioni vedono una nostra entrata imposta per legge in una nuova gestione separata inarcassa  anche se a dire il vero da noi già chiesta a più riprese a partire dal 2011 ma sempre energicamente rigettata da inarcassa. In caso contrario e cioè che nonostante la volontà del Ministero ci si trovi di fronte ad un muro difficilmente valicabile ci resta la possibilità di confluire in un’altra cassa previdenziale professionale come l’Epap ( Attuari, Chimici, Geologi, Dottori Agronomi e Dottori Forestali) con cui da tempo abbiamo stabilito ottimi rapporti.

Vi terremo informati sull’evoluzione della situazione.

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